In Fondo agli Occhi

In Fondo agli Occhi

Scheda Artistica Breve

di e con Gianfranco Berardi Gabriella Casolari

regia César Brie

Tecnico luci e audio Daniela Vespa
elementi scenici Franco Casini e Roberto Spinaci
collaborazione musicale Giancarlo Pagliara

In fondo agli occhi è uno spettacolo di nuova drammaturgia che affronta le tematiche della crisi e della malattia da questa prodotta e derivata. L’indagine parte e si sviluppa da due differenti punti di vista: uno reale, in cui la cecità, malattia fisica, diventa filtro speciale attraverso cui analizzare il contemporaneo, e l’altro metaforico, in cui la cecità è la condizione di un intero Paese rabbioso e smarrito che brancola nel buio alla ricerca di una via d’uscita. Chi è più cieco di chi vive, senza avere un sogno, una prospettiva davanti a sé, di chi essendone consapevole, non può far altro che cedere alla disperazione? L’illuminazione allora: la cecità, la malattia di Gianfranco è la metafora attraverso cui raccontare la crisi, in quanto fonte di dolore ma al contempo di opportunità per rivalutare l’essenziale e mettersi in gioco in prima persona, svelando ciò che si è così come si è. Diventa inevitabile quindi affrontare l’aspetto complementare della malattia: la cura, reale esperienza che Gabriella, in scena e nella vita, vive. In scena una barista, Italia, donna delusa e abbandonata dal suo uomo, e Tiresia, suo socio ed amante non vedente, raccontano la propria storia, i propri sogni mancati, le proprie debolezze e le proprie speranze in un bar. Sono stati, sono e saranno sempre in “crisi” come il paese in cui vivono. La finzione, il mescolamento di vissuti da bar, di frammenti autobiografici e di fantasie drammaturgiche portano in “in fondo agli occhi” di chi scrive e di chi ascolta.

Gianfranco Berardi è lo spirito libero di un teatro non addomesticato: nel suo (e nel nostro) buio accende lampi spavaldi di intelligenza, risate e struggenti dolcezze. La regia di Cèsar Brie sorveglia con discrezione, la complicità di Gabriella Casolari arrotonda gli eccessi. Inutile resistere a Berardi: anche se non vuoi ti porta in fondo agli occhi, dalle parti del cuore.
La Repubblica • Sara Chiappori
E allora fa bene al cuore e alla mente vedere un istrionico Gianfranco Berardi (come si fa a non amarlo?) mentre gioca con la sua cecità, che sfida per sfidare noi, finché diventa metafora attraverso cui raccontare il dolore e la crisi dei nostri tempi … Perfetta la regia di questo spettacolo che sancisce l’unione fra la coppia italiana e il regista argentino.
L’Unità • Francesca De Sanctis
La vitalità di Berardi si accresce di continuo, il suo trip (è la parola giusta) può assumere le forme più eloquenti. In questa occasione egli si chiama Tiresia, frequenta un bar Italia che prende il nome dalla sua proprietaria (Gabriella Casolari) parla e straparla di ogni argomento d’attualità..il suo piacere è questo “prendere a bastonate la vostra ipocrisia”.
Il Corriere della sera • Franco Cordelli
Momenti poetici e simbolicamente intensi, che sorprendono lo spettatore e ne toccano delicatamente l’umanità. Un Berardi eccezionale – istrionico, ironico e autoironico – a cui fa da controparte in un contrasto efficacissimo l’altrettanto audace Casolari. L’accoppiata è vincente ed equilibrata, in grado di tenere testa anche allo spettatore più distratto.
ilgrido.org • Benedetta Corà
Una drammaturgia impudica, un racconto impertinente segnato da quell’eroismo della letizia che si porta dietro in palcoscenico…Berardi ha il guizzo rapido di chi domina spazio e tempo, gesto e parole, e con la Casolari gioca veloce e si è preso gli applausi degli spettatori che affollavano il Teatro Sybaris, a volte increduli.
Quarta parete • Giulio Baffi
Un rap-sfogo acerbo e rancoroso, ma lucido e puntuale, anche se graffiante e colmo di lividi non sopiti quello che dovrebbe essere un bar italiano dove vizi, molti, e poche virtù si miscelano in un unico impasto cinico…Un Cyrano moderno che arringa e scuote, energico, prestante, senza pause né scuse.
Corriere nazionale • Tommaso Chimenti
La regia di Cèsar ha qualcosa di jazz, un’allegria ragtime che cerca il tempo, di tenere il tempo, perché l’attore ci possa danzare il suo assolo debordante, com’è in scena Gianfranco Berardi… Tutto, tutto il suo teatro è In fondo agli occhi, basta tenerlo sul palco perché sia chiaro, in fondo agli occhi dov’è quella membrana tra la verità e la rappresentazione, quel velo che sta tra le cose e la loro messa in scena…
Teatro e Critica • Simone Nebbia
…un modo di essere attore strabordante. Berardi non rappresenta ma presenta, non recita ma è, facile uscirne annichiliti. Berardi usa il pubblico come fosse un pezzo del suo disegno d’attore, spazzando via come un soffio i meccanismi inventati da molti…
Altre velocità • Lorenzo Donati
Emozione In fondo agli occhi il nuovo spettacolo di Gianfranco Berardi…in scena con una splendida Gabriella Casolari…Uno spettacolo dinamico e coinvolgente, con spunti arguti e sottile satira politica…in cui lo spettatore si sente partecipe e rappresentato, uno spettacolo con sorprendenti passaggi commoventi e poetici.
castrovillari.info.it • Gaetana Evangelista
Un gigantesco attore, Gianfranco Berardi, di cui si possono scrivere cose scontate come per esempio che ha una rara padronanza dello spazio scenico e del suo corpo nello spazio, che ha un orecchio sottile e assai sviluppato, con il rischio che ti risponda «ti credo, tutti i ciechi ce l’hanno, non lo sapevi?», ma soprattutto perché sa trovare i germi del fare teatro anche là dove noi intravediamo solo futili e deboli pretesti.
Europaquotidiano.it • Alessandra Bernocco
Merita davvero la visione questo piccolo spettacolo dalle grandi ambizioni – tutte raggiunte – in cui, mentre si sorride della vivacità del testo e la quarta parete viene ripetutamente eliminata dalle incursioni dei due in sala, l’amaro sapore della verità su quanto ci accade intorno si sente nettamente. Ma si esce dalla sala con il dubbio che ancora sia possibile, forse, prendersi cura della povera Italia.
Tuttoteatro.it • Donatella Codonesu

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