La Prima la Migliore

La Prima la Migliore

Scheda Artistica Breve

dal romanzo di Erich Maria Remarque

Testo e regia Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
Con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari e Davide Berardi
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

Nel 2015, in occasione del centenario del primo conflitto mondiale che sconvolse l’Italia, la Compagnia Berardi Casolari debutta con uno spettacolo dal titolo La prima, la migliore. La scelta è stata quella di riprendere e rielaborare il romanzo confessione “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, in cui l’autore, Erich Maria Remarque, racconta in maniera lucida e feroce di popoli lanciati uno contro l’altro, per odio e per orgoglio ed al contempo riflette e fa riflettere sulla situazione di depressione e disperazione che avvolge senza tregua la società, ieri come oggi. La condizione di una generazione “perduta” per un’ideologia criminale, propagandata senza remore, la distanza fra il popolo e chi lo governa, il cambiamento epocale ed il conseguente smarrimento esistenziale, sono le metafore per raccontare la nostra condizione, il nostro tempo nel nostro paese.

Il teatro di Berardi e Casolari è fatto di poco, nel culto della semplicità che privilegia il montaggio emotivo per contrappassi, la scheggia che si conficca nel cuore, il sarcasmo liberatorio, la sintesi dell’immagine e una drammaturgia della contaminazione dove ci pare di riconoscere anche Gadda. Più intuitivi che analitici, più immediati che ricercati, più ruvidi che levigati. C’è la presenza magnetica di Berardi, che ha trasformato la cecità in sensibilità teatrale aumentata, ma soprattutto c’è la scintilla di un’empatia che non è mai di maniera.
La Repubblica • Sara Chiappori
Gli autori stasera ci hanno detto che la bestia umana, come un sonnambulo, sta scavando il baratro sopra cui danza di buona allegria. Forse ci salverà una farfalla. Questo teatro, nel suo ostinarsi a parlare a un mostro che solo può digrignare denti e masticare ossa, ha la bellezza di una farfalla, sempre pronta a chiamarci fuori da tombe e da trincee per toccare quella fragilità che tuttavia ci muove. Il suo nome è “speranza”, che il pubblico – malgrado tutto – si è portato via alla fine degli scroscianti applausi.
Persinsala Teatro • Vincenzo Carboni
Immagini semplici e potenti […] Ancora una dimostrazione delle capacità di Berardi e Casolari (cui si aggiunge la versatilità di musicista-attore di Davide Berardi) di costruire narrazioni compatte, di alternare sapientemente i registri della recitazione (dall’ironico al tragico, dal comico al malinconico), di mettere a punto regie funzionali, di usare al meglio il linguaggio della scena.
ilpickwick.it • Antonio Cataldo
Un teatro di denuncia, dunque, creato da una compagnia che dimostra un’eccellente sapienza artigianale e attorica. E se una lode particolare va a Gianfranco Berardi, che ha fatto della propria cecità un punto di forza (e si stenta a crederlo non vedente), è dalla perfetta sintonia del gruppo che nasce la qualità del loro fare teatro.
Corriere spettacolo • Lorena Vallieri

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